Sfide Orientative per il 2025

Un efficace processo di orientamento inizia attivando la propria sensorialità, ponendosi in ascolto dei segnali provenienti sia dall’ambiente esterno sia da quello interno. Indipendentemente dal fatto che si tratti di un territorio fisico o concettuale, l’importante è focalizzare l’attenzione e iniziare a disegnare internamente una mappa funzionale al raggiungimento degli obiettivi personali.

Durante questo processo, è fondamentale considerare le emozioni che emergono, poiché, se ignorate, possono portare a conseguenze non utili per modellare efficacemente la realtà e il sistema di partecipazione. Orientarsi significa quindi dar vita a una forma che, al termine del percorso, deve essere percepita come chiara e completa, anche se la natura della vita è quella di una continua evoluzione, dove i concetti di fine o completezza sono esclusi.

La modernità è segnata da un diffuso senso di disorientamento, causato dalla perdita di certi punti fermi, che io definisco “punti assoluti”, fondamentali per una navigazione sicura nel passato. Oggi, la perdita di una guida simbolica come la stella polare passerebbe quasi inosservata, poiché la posa più comune è quella di uno sguardo rivolto verso lo schermo di un cellulare piuttosto che verso il cielo o l’orizzonte.

Nel mio ultimo libro, discuto la “miopia temporale”, ovvero l’incapacità di guardare oltre il presente. I processi di immaginazione sono spesso assenti, e il futuro è manipolato da pochi che, attraverso potenti strumenti di comunicazione, impongono proiezioni che gradualmente si infiltrano nelle nostre mappe personali. Di conseguenza, non vediamo più il nostro futuro ideale, ma un’illusione popolata da un benessere fittizio e tecnologico.

In questo contesto, il valore del lavoro si sta svuotando di significato per le nuove generazioni. Il lavoro è sempre stato concepito come il frutto della fatica necessaria per realizzare qualcosa di importante per l’individuo. Oggi, realizzare e concretizzare richiede nuovi elementi, un tempo dati per scontati. Ad esempio, la flessibilità e l’adattabilità sono diventate qualità indispensabili. In passato, un individuo poteva aspettarsi di svolgere un ruolo professionale relativamente stabile e prevedibile per molti anni; oggi, invece, è comune cambiare più carriere o ruoli all’interno della stessa carriera, richiedendo così una continua adattabilità a nuove competenze e ambienti.

Inoltre, la creatività e l’innovazione sono valutate più della semplice esecuzione di compiti. Nel settore tecnologico, ad esempio, non solo si cercano competenze tecniche, ma si premia anche la capacità di pensare in modo divergente e di proporre soluzioni originali a problemi complessi. Questo si riflette anche in settori meno tradizionalmente creativi, come quello bancario o assicurativo, dove l’innovazione nei prodotti finanziari può distinguere le aziende di successo da quelle meno performanti.

La sostenibilità e l’etica lavorativa sono altri aspetti che hanno guadagnato importanza. Le nuove generazioni valorizzano aziende che dimostrano un impegno per l’ambiente e la responsabilità sociale, cercando un senso di scopo nel loro lavoro oltre il guadagno economico.

Questi elementi illustrano come il concetto di “lavoro” si stia evolvendo oltre la mera necessità di guadagnarsi da vivere, trasformandosi in una ricerca di espressione personale, adattamento e contributo significativo alla società. Tuttavia, ci troviamo in un momento storico in cui la forbice culturale, oltre che sociale, si sta allargando sempre di più. Recentemente, un articolo su “La Repubblica” ha riportato dati allarmanti riguardo al fenomeno dell’analfabetismo funzionale nel nostro Paese. Si evidenzia che gli italiani sono dai quindici ai venti punti sotto la media OCSE per quanto riguarda la capacità di leggere e comprendere testi scritti e informazioni numeriche, oltre a mostrare difficoltà nel raggiungere obiettivi in situazioni dinamiche dove la soluzione non è immediatamente evidente. Con oltre un terzo degli adulti in condizioni di analfabetismo funzionale e quasi la metà che mostra grosse difficultà nel problem solving, il quadro è preoccupante.

Questo contesto rappresenta una sfida significativa per la trasformazione del concetto di lavoro in altro, da mera attività obbligatoria a dimensione di sviluppo del sé e del proprio potenziale. Per promuovere questa visione più evoluta di questa dimensione, è essenziale innescare una crescita culturale che coinvolga tutte le istanze formative dell’individuo: dalla famiglia alla scuola, dall’istruzione universitaria all’introduzione nel mondo delle professioni. È fondamentale che questo processo includa non solo le nuove professioni emergenti ma anche quelle tradizionali, che sono ugualmente sottoposte a continui rinnovamenti.

Per contrastare l’analfabetismo funzionale e potenziare le capacità di problem solving, è necessario un approccio integrato che vada oltre l’educazione formale. Le iniziative dovrebbero includere programmi di formazione continua che si adattino rapidamente ai cambiamenti tecnologici e culturali, offrendo agli adulti opportunità di apprendimento permanente. Inoltre, le aziende hanno un ruolo cruciale nel promuovere un ambiente lavorativo che valorizzi l’apprendimento continuo e lo sviluppo di competenze trasversali, essenziali per navigare con successo nel mercato del lavoro moderno.

In tutto questo, l’orientamento assume un ruolo centrale. Da semplice pratica di supporto, l’orientamento sta evolvendo in una disciplina fondamentale, capace di guidare l’individuo nello sviluppo di paradigmi innovativi per articolare un design professionale. Questo design è caratterizzato non solo dall’utilità, ma anche dalla bellezza; non solo dall’essenzialità, ma anche dall’ecologia e dall’onestà verso sé stessi. Questi elementi possono essere assunti come i nuovi pilastri nella dimensione del fare umano, interpretati da ciascuno in modo unico e personale.

L’orientamento, quindi, non è più solo un aiuto per scegliere una carriera, ma diventa uno strumento per scoprire e valorizzare la propria identità professionale in armonia con valori personali e collettivi. Questo approccio trasforma l’orientamento in una pratica proattiva che equipaggia gli individui con gli strumenti necessari per navigare in un mondo del lavoro in costante cambiamento, promuovendo una visione del lavoro che rispetti il benessere individuale e l’integrità ecologica.

Incorporare questi nuovi valori nel concetto di professione non solo arricchisce l’individuo, ma rafforza anche le comunità e le economie, creando un tessuto lavorativo più resiliente e sostenibile che risponda all’incertezza attuale e porti a generare nuovi scenari.

 

Di Massimo Ravasi