In Vista della riforma dei Centri per l’Impiego 2019 a cura di Marco Chillemi
Una tra le riforme più attese con la nuova legge di bilancio è la riforma dei Centri per l’Impiego.
Ancora una vola (diversi tentativi poco proficui sono già stati fatti negli ultimi venti anni!) si cerca di migliorare la qualità dei servizi pubblici per l’impiego (SPI).
Dalle premesse forse, per la prima volta, s’intravede la possibilità di potenziare con organico, strumentazioni e formazione, quello che in realtà (ma scarsamente applicata) è l’attività principe dei Centri per l’impiego: l’orientamento al lavoro e alla formazione.
Riguardo all’attività d’intermediazione, ho più volte sostenuto che non può essere svolta dai Centri per l’impiego in competizione con gli altri intermediari, perchè questo non facilita l’emersione della domanda di lavoro (che per l’80% è sommersa), ma in sinergia con essi che più direttamente si relazionano con la “domanda di lavoro”; è insieme che si può lavorare alle politiche attive del lavoro e per favorire l’emersione della domanda di lavoro.
Ma andiamo avanti.
Il 16/10/2018 l’attuale governo ha illustrato alle regioni (che ricordo, con alcune province autonome, hanno la delega al lavoro e gestiscono localmente i centri per l’impiego) la riforma dei Centri per l’Impiego ponendo l’attenzione su quattro punti. (qui l’articolo)
1) NUOVO PERSONALE E PERCORSI DI FORMAZIONE, NASCE LA FIGURA DELL’OPERATORE PER I SERVIZI DEL LAVORO.
“Nuovo personale e percorsi di formazione”: con un miliardo l’anno, spendendone solo la metà, posso supporre che il personale dei CPI possa essere quasi raddoppiato dai circa attuali 8.000 dipendenti (molti sono prossimi alla pensione) a circa 10.000 – 12.000 unità.
Il personale esistente può essere formato in modo mirato ai compiti, che già nel Decreto Legislativo 21 aprile 2000, n. 181 art. 3 erano previsti, per attività di orientamento al lavoro. (Non è una novità!)
Il nuovo personale, invece, può essere assunto direttamente con le “nuove” competenze previste nei Centri per l’Impiego.
“Orrore” sentire o leggere da alcuni editoriali che saranno “psicologi del lavoro”! (spero che sia una traduzione giornalistica errata).
Non perchè uno psicologo del lavoro non sia idoneo a quest’attività (anzi!), ma perchè, le competenze richieste per queste “nuove figure” (che nuove non sono) non sono appannaggio di una sola categoria, ma, come visto e trascritto nell’accordo stato regioni sull’orientamento e sulle figure professionali per l’orientamento, sono trasversali a più ambiti formativi. Quindi, perchè ledere la possibilità (e il diritto) ad esempio ad un laureato in scienze politiche, o in sociologia, o lettere, o scienze della formazione e altri, che magari si sono formati in quest’ambito e che da diversi anni operano (o hanno operato) come orientatori negli stessi centri per l’impiego, informagiovani o altre strutture? E perchè non aprire anche alle associazioni professionali inserite nell’elenco del MISE che rilasciano attestazione di qualità e qualificazione dei servizi attraverso prove d’esame (orientatori, coach, counselor), come ad esempio fa ASITOR, ai sensi della legge 4/2013?
Queste sono domande che bisognerebbe porsi prima di pubblicare un bando di concorso!
Poi, occorrerebbe anche interrogarsi su quanto tempo ci vorrà per vedere il nuovo personale assunto in opera dall’emanazione del bando. Nell’immediato sarebbe interessante partire con la stabilizzazione, attraverso decreto, dei precari o dipendenti di società in house, che al momento già operano in questi servizi (nella Regione Lazio, ad esempio, i circa 120 dipendenti di “Capitale Lavoro” che operano nei centri per l’impiego ormai da più di 10 anni come orientatori o come operatori alle iscrizioni e alla preselezione). Anche Stabilizzando i precari rimarrebbero aperte ancora molte posizioni!
“Nasce la figura dell’operatore per i servizi del lavoro.”
Forse qualcuno dovrebbe spiegare a chi “pensa” che delle figure professionali codificate per questo tipo di attività, già esistono e che sono i “Consiglieri dell’orientamento” (Codici ISTAT CP2011 2.6.5.4.0) e i “Tecnici dei servizi per l’impiego” (Codici ISTAT CP2011 3.4.5.3.0); sono relazionate con “l’atlante del lavoro e delle qualificazioni” http://atlantelavoro.inapp.org/atlante_lavoro.php con le relative ADA (aree di attività), e con il “quadro nazionale delle qualificazioni regionali” http://atlantelavoro.inapp.org/atlante_repertori.php. … perchè buttare il lavoro fin qui fatto da tanti esperti?
2) SOFTWARE UNICO E INTEGRAZIONE BANCHE DATI
Sarebbe un grande miracolo in così poco tempo! L’attuale sowtware di ANPAL, che in questo momento è comune a tutti i centri per l’impiego, anche se ogni regione adotta anche un proprio software, è pieno di bug e non è adeguato sia per il monitoraggio delle attività d’orientamento, sia per quelle d’intermediazione. Dalla mia esperienza professionale (il sottoscritto fu assunto trent’anni fa dal Ministero del Lavoro per l’informatizzazione della pubblica amministrazione – il “teleporto del lavoro”) per mettere a punto un sw di questo genere e dimensioni, e che magari interagisce almeno con il sw dell’inps, ci vogliono anni … comunque, staremo a vedere e spero di rimanere positivamente sorpreso.
3) BANDO PER LA CREATIVITÀ PER CREARE UN BRAND RICONOSCIBILE.
Interessante come idea, ma non sono d’accordo nell’affidare il tutto ad un bando (e magari spendere soldi) quando questo potrebbe essere realizzato confrontando gli attuali loghi esistenti nelle regioni e condividerne uno in conferenza stato regioni … riguardo agli standard di qualità, sono già previsti dalla conferenza stato regioni per l’orientamento e penso che INAPP e ANPAL potrebbero già essere in grado di adeguare un modello organizzativo per i Centri per l’Impiego (magari già esiste!).
4) STRUMENTI E RETE
Questo è il punto più facilmente raggiungibile nel breve tempo ed essere da subito operativo prevedendo gare e appalti.
La riforma dovrebbe prevedere anche un passaggio di risorse economiche alle Regioni ed è qui che si gioca tutta la partita, poiché sono le regioni che dovranno sicuramente mettere in atto il primo e il quarto punto.
Allo stato attuale, chiaramente, sto facendo solo delle supposizioni in attesa che la legge sia messa nero su bianco e quindi non più suscettibile di interpretazioni di vari articoli delle testate giornalistiche ed alle estemporanee dichiarazioni di politici o “esperti”.
Marco Chillemi (Consulente d’Orientamento Senior ASITOR)