GENITORI E RI-ORIENTAMENTO: ATTENZIONE ALL’INSUCCESSO

GENITORI E RI-ORIENTAMENTO: ATTENZIONE ALL’INSUCCESSO
di Carla Pozzi – Consulente d’ Orientamento Scolastico e Professionale

Nei percorsi di orientamento scolastico che conduco tendo sempre a coinvolgere le famiglie degli studenti per evidenti motivi, primo fra tutti il fatto che molti studi dimostrano come la famiglia rivesta ancor oggi un ruolo importante nella definizione dell’identità socio-professionale dei figli.
Una partecipazione maggiore delle famiglie viene da me sollecitata soprattutto nei casi di richiesta di ri-orientamento, in particolar modo se la domanda di cambiamento deriva da situazioni d’insuccesso scolastico. Ho osservato differenti modi di vivere il problema dell’insuccesso scolastico.

Ogni dinamica familiare porta con sé una certa originalità, che si esprime anche attraverso il modo di reagire a questa situazione.

e differenze sono date dalla personalità dei genitori, dal loro grado di adesione al reale, dalla tolleranza alle difficoltà del figlio … Alcune personalità genitoriali non offrono a se stesse ed al figlio la giusta percezione del problema. Ecco alcuni esempi:
– il genitore perfezionista che si sente profondamente deluso
– il genitore iperprotettivo che tende ad attribuire le cause del problema non certo alla condotta del figlio
– il genitore indifferente che non cerca nessuna soluzione al problema e non si sente in obbligo d’intervenire.

Nonostante le differenze, la costante che rilevo è che l’atteggiamento con cui i genitori vivono la situazione d’insuccesso influenza il vissuto del ragazzo.
Questo il motivo principale per il quale ritengo opportuno che un buon intervento orientativo debba tenere in considerazione la possibilità di lavorare, in prima battuta, anche sul significato di una buona riuscita scolastica non solo con lo studente, ma anche con la sua famiglia.

Il successo scolastico può essere la premessa per un buon inserimento sociale. Questo non avviene quando gli atteggiamenti di base rispetto al successo sono difensivi o il risultato di un’eccessiva stimolazione, che conduce ad un affaticamento mentale, ad una contrazione degli interessi del ragazzo, alla scarsità di contatti sociali, conseguenze che possono creare nel ragazzo la sensazione di fallimento in altre aree di vita.

Le tendenze più inadeguate che ho riscontrato ad oggi, tra le famiglie incontrate sono state:
– il sostenere eccessivamente il ragazzo affinché rimanga nel percorso scelto in uscita dalla scuola media
– ri-orientare il figlio verso percorsi scolastici con minor carico in termini di studio.

Stimolare il ragazzo ad affrontare un insuccesso certamente significa incoraggiarlo ad affrontare i propri limiti ed a darsi un tempo per ipotizzare un eventuale riorientamento. Tuttavia credo che, in alcuni casi, l’orientatore debba prima stimolare nei genitori l’atteggiamento adeguato con il quale tarare il senso del successo scolastico, senza svilire l’analisi degli aspetti che hanno decretato il sentito fallimento.

Sarebbe un errore considerare che la scarsità dei risultati scolastici sia necessariamente dovuta alla quantità di lavoro che lo studente fatica a sostenere. Esiste una certa qualità del lavoro proposto dalla scuola scelta a suo tempo che può sollecitare attitudini, interessi, valori, differenti.

Non credo, quindi, che si possa distinguere l’offerta formativa in termini di quantità d’impegno richiesto, ma semmai in termini di differenze qualitative, di aree di interesse, di tipologie d’istruzione.

Si dovrebbe partire, inoltre, da una revisione delle modalità secondo le quali viene formulato il consiglio orientativo dai vari consigli di classe e distribuito nella scuola secondaria di primo grado.

Consigliare a studenti con scarsi profitti principalmente l’istruzione e formazione professionale mentre a studenti con ottimi profitti l’istruzione liceale non è un buon metodo per fare orientamento.

È sicuramente utile ragionare sui risultati scolastici … ma anche indispensabile ritenere che la persona debba essere letta nei suoi vari modi di esprimersi e valorizzata rispetto alle potenzialità. Einstein insegna …

Newsletter n. 8 – Aprile 2012