IL CV ME L’HA FATTO IL MIO COMMERCIALISTA E VA BENE COSÌ!

Il CV me l’ha fatto il mio commercialista e va bene così!

Ecco cosa tocca sentire ad un orientatore con più di dieci anni d’esperienza!

Non è la prima volta che mi capita di trovare evidenti rigidità da parte di persone disoccupate nel voler lavorare su se stesse e sui propri strumenti per migliorare la ricerca del lavoro.

Quando gli utenti si rivolgono al Centro per l’Impiego per cercare lavoro e hanno delle difficoltà, spesso sono indirizzati da me per un colloquio di primo orientamento che, se necessario, può essere trasformato in una attività di orientamento specialistico da sviluppare in colloqui successivi.

Il servizio è gratuito, richiede solo motivazione e disponibilità di tempo, invece, venendo da me, la loro prima aspettativa, purtroppo, è quella di ricevere immediatamente delle proposte di lavoro; come se “magicamente” l’orientatore avesse delle “opportunità nel cassetto” o fosse la soluzione a tutti i mali!

Neanche il tempo di conoscerci e presentare il servizio e cosa si potrebbe “costruire insieme”, che scatta il: <Se non ha offerte di lavoro non perdo tempo!>. Come se il tempo fosse legato alla mera candidatura ad una domanda di lavoro, per la quale magari non si hanno requisiti, e non alla “gestione del tempo” per il raggiungimento di un obiettivo professionale “ben formato” e l’organizzazione di una adeguata ricerca attiva del lavoro.

Questa rigidità, fortunatamente in rare situazioni, si manifesta (non a caso) proprio nelle persone che hanno più difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro. (Interessante questo studio ISFOL – attuale INAPP – sull’occupabilità – http://isfoloa.isfol.it/handle/123456789/1054 – si riferisce ai giovani ma è proiettabile a tutte le fasce d’età).

Il primo approccio che utilizzo per coinvolgere e invogliare una persona a lavorare su se stessa è partendo dall’analisi del CV: perché elemento più conosciuto e utilizzato per la ricerca del lavoro e quindi, sul quale poter fare leva per iniziare un percorso di orientamento.

Proprio in questi giorni, nel visionare un cv di una persona che da anni ha difficoltà di inserirsi nel mercato del lavoro, notavo delle evidenti mancanze d’impostazione in questo strumento di ricerca. Faccio presente al candidato di alcune criticità da me individuate, come poterle risolverle e della mia disponibilità a lavorare con lui non solo per migliorare il CV, ma anche per poi utilizzarlo efficacemente nella ricerca del lavoro. Ed ecco la risposta:

<il CV me l’ha fatto il mio commercialista e va bene così!>.

<Se è convinto di questo> rispondo, <nessun problema, sappia che quando vuole sono a sua disposizione e possiamo lavorarci sopra!>.

Ci salutiamo e se ne va quasi indispettito.

(di solito, di fronte ad una forte convinzione limitante, non intervengo subito, ma lascio “decantare” la situazione per dare il tempo al candidato di fare una riflessione a freddo, ripensarci, e tornare a chiedere supporto … questo metodo spesso mi ha dato ragione!).

Una considerazione sull’accaduto è la “potenza” che possono avere sulla pratica dell’orientamento alcune categorie distanti da questa professione, solo perché hanno un ruolo che le avvicina alle aziende o possono suscitare fiducia o dipendenza.

Di certo, come persona professionale nell’ambito della consulenza orientativa al lavoro e alla formazione, non mi permetterei mai di propormi per fare un 730 ai miei utenti.

Invece noto una notevole invasione di campo nell’orientamento da parte di altre categorie senza che queste abbiano competenze specifiche: commercialisti, consulenti del lavoro, insegnanti, l’amico … altri!

Che, per carità, potrebbero anche fare o aver fatto un buon lavoro, ma che di certo, se non hanno acquisito professionalità per questo ruolo, non gli compete!

Questo, dal mio punto di vista, testimonia che ancora non c’è cultura sull’orientamento e sulla figura dell’orientatore che spesso è confusa con “la persona che ti trova lavoro” e non all’esperto di mercato e di metodo – del consulente d’orientamento – che possa supportare la persona a rendersi autonoma nelle proprie scelte professionali (e di vita) e nella ricerca attiva del lavoro.

C’è ancora molto da fare al livello di comunicazione e informazione su questo ruolo e noi orientatori dobbiamo insistere per farne capire l’importanza, non solo alle persone, ma anche alle istituzioni – che magari ci confondono con (in) professioni di altri ordini.

ASITOR (Associazione Italiana Orientatori) www.asitor.it, associata al Colap (Coordinamento Libere Associazioni Professionali) e inserita negli elenchi del MISE come associazione professionale che rilascia “Attestazione di Qualità e di Qualificazione Professionale dei Servizi” (legge 4 – 2013), crede fortemente al riconoscimento delle figure professionali dell’orientamento, in un libero mercato di concorrenza tra le associazioni professionali, sotto il vigile controllo del MISE in attuazione della legge sopra citata.

Di Marco Chillemi